We dance the peripheries of the world
Performance , in cui il corpo stesso è narrazione, al centro della comunicazione artistica, i corpi come architetture sociali , attraversano immagini interiori,
ascoltando desideri autentici per giungere all’ azione . Immagine in azione, la fantasia e la creatività diventano gesto.
Lo studio aperto al pubblico è il risultato di un percorso laboratoriale con persone interessate alla performance e all’argomento, e con il dialogo con i musicisti e lo spazio che ci ospita

Ritualità, presenza, differenze e una solo linguaggio, il corpo parla. L’incontro e il respiro.
I corpi dialogano tra distanza fisica e connessione UMANA .
Abbracci mancati , un invito tramite la performance, all’arte della relazione, non è prestazione ma relazione. Liberi di essere nella propria diversità. Finalmente in contatto, dare ascolto alle parti sconosciute di noi.
” L’amore è uno straniero” Rumi
Progetto di arte relazionale a cura di e con Chiara Clara Burgio, coreografia e laboratorio di “immagini in azione”.
Il suono riempie lo spazio e lo sostiene, e stiamo in una splendida risonanza tra corpo e suono. Chiediamo a tre musicisti del luogo di entrare in risonanza con il gruppo dei corpi narranti.

Il laboratorio è aperto a tutti e a tutte: danzatori e anche chi non lo è abbiamo avuto la possibilità di incontrare culture, età, geografie e storie diverse, e quindi
riconoscere la bellezza della diversità. Un diritto che dovremmo avere tutte e tutti, quello di essere noi stessi.
Human flourishing
La danza è un invito al fiorire individuale e collettivo, fatto di energia e presenza. Un antico rito collettivo in cui si può sentire il respiro. In un tempo/spazio dilatati. Musica di Hiroko komiya, registrazioni dei paesaggi sonori Clara Burgio, editing Luca Romagnoli

De-siderium. Ho raccolto delle stelle
Ideazione, Danza e Coreografia: Chiara Clara Burgio.
Concept – Sinossi:
La domanda aperta del movimento energetico del femminile. Al di la di un corpo che sia donna o uomo.
Nelle antiche culture sciamaniche l’energia ying era unita al mistero, alla luna, alla notte, alla terra, al simbolo naturale della gestazione, delle diverse fasi, dei cicli, del nutrimento che accoglie e protegge, il tempo che richiede maggiore spazio per fiorire ed essere in ascolto. Le radici forti portano una centratura e permettono il salto, il volo, vedere se stessi quindi l’altro/a come parte di se. Essere parte, non più stranieri. Il corpo è un bussola molto più ampia del corpo stesso, siamo parte di un altrove che richiede fiducia al mistero.
Oggi sento queste qualità della vita mancanti da un punto di vista umano e sociale. La danza butoh permette la condivisione di un antico rituale che risveglia una gentilezza verso se stessi (quindi in relazione con gli altri/e) che permette una connessione intima e silenziosa prima con se stessi e poi con un pubblico che è parte attiva di un respiro d’insieme. Testimone di una relazione con immagini interiori che adesso appartengono a ciascuno di noi. Ascoltando il proprio intuito, il coraggio di voler toccare la vita. Fiducia e ascolto saranno compagne vulcaniche che legittimano il viaggio di un corpo in metamorfosi, di un lento fiorire individuale e collettivo.
De siderium, la mancanza dalle stelle è il desiderio di tornare alla nostra sostanza.
Siamo tutti composti dalla stessa sostanza delle stelle. Noi tutti siamo già il nostro orizzonte.
Come la terra il cielo. Il paesaggio è nutrito dal suono , lo spazio è il suono, la poesia è nell’azione. Da un bi-sogno personale a un sentire universale. Il dialogo che ci sostiene è quello con la natura senza dimenticare di esserne parte. Entrare in relazione con un albero è entrare in relazione con se stessi, con le costellazioni, i nostri nonni , le nostre nonne, i nostri avi/e.

Danza butoh è connessione, ribellione, libertà. L’arte salva il mondo.
DANZA PER GAZA
Myein
Di e con Clara Burgio
Il corpo in relazione allo spazio che ci ospita. In rapporto con il paesaggio sonoro e il ritmo del respiro. Un rituale collettivo, un respiro insieme. Fiorire in una collettività. Paesaggi interiori tra luce e oscurità, Apollo e Dioniso, leggerezza e pietra. Distanza dalle stelle: le stelle sono della stessa composizione di cui siamo fatti. Il desiderio è assenza da ciò che siamo veramente. Fiorire è metamorfosi. Essere lontani da quella che è la nostra propria casa. Vedere dentro è già percepire il nostro proprio orizzonte. Coltivare è danzare con il mistero “la rosa dà il miele alle api”.
È il mistero che vado a danzare, il fiore che sente la vita e in un gentile giro, dal massimo chiuso, può aprirsi al cielo.
Fiorisca la rosa
Ogni spina sia accolta e accettata
senza giudizio
il mistero che nasconde l’oscurità è un sentiero che ci invita a scoprire la meraviglia della luce in essa.
La performance Myein di Clara Burgio è un’immersione poetica e rituale nel mistero della trasformazione interiore. Il titolo, che in greco antico significa “chiudere” – riferendosi ai riti iniziatici dei Misteri eleusini – evoca fin da subito un viaggio simbolico verso l’essenza nascosta delle cose, dove la chiusura è preludio a un’apertura, il silenzio a una rivelazione.
Al centro dell’opera vi è il corpo come luogo di relazione: con lo spazio circostante, con il paesaggio sonoro, con il ritmo primordiale del respiro. Il respiro diventa atto collettivo, un rituale condiviso che unisce danzatrice e pubblico in un unico campo esperienziale. Attraverso il movimento, Burgio esplora la tensione tra opposti archetipici – luce e ombra, apollineo e dionisiaco, leggerezza e peso – suggerendo come questi contrasti abitino lo stesso paesaggio interiore.

La riflessione si fa cosmologica quando ricorda che siamo fatti della stessa materia delle stelle, eppure viviamo un costante desiderio, un’assenza da ciò che siamo realmente. La fioritura – metafora centrale della performance – rappresenta proprio questa metamorfosi: un aprirsi graduale, un abbandonare la chiusura per accogliere il cielo. Come la rosa che dona il miele alle api senza saperlo, l’atto del danzare diventa un nutrimento inconsapevole, un dialogo con il mistero.
Ogni spine – ogni ombra, ogni resistenza – viene accolta senza giudizio, perché è proprio nell’integrazione del buio che si rivela la meraviglia della luce. Myein non spiega, ma invita a sentire: a percepire l’orizzonte interiore, a fiorire insieme, a danzare il mistero che ci abita.